Settant’anni fa veniva approvata la Legge 29 ottobre 1954, n. 1049, Istituzione dei Collegi delle infermiere professionali, delle assistenti sanitarie visitatrici e delle vigilatrici d’infanzia (IPASVI), dando vita a un percorso al fianco di infermieri e cittadini che negli anni si è evoluto.
I Collegi sono stati in funzione dal 1954 al 2018, quando, con l’approvazione della legge 3, sono nati gli Ordini delle Professioni Infermieristiche.
Nel 1954 la legge aveva previsto che in ogni Provincia fossero costituiti “i Collegi delle infermiere professionali, delle assistenti sanitarie visitatrici e delle vigilatrici d’infanzia, diplomate in base alle disposizioni degli articoli 135 e 136 del testo unico delle leggi sanitarie, o in applicazione al regio decreto-legge 21 novembre 1929, n. 2230. Ma anche in base alla legge 3 giugno 1937, n. 1084, e alla legge 9 luglio 1940, n. 1098”.
La legge 1049 aveva pensato per i Collegi obblighi analoghi a quelli che sarebbero stati poi formalizzati per i nuovi Ordini provinciali nella legge 3/2018, che conferisce loro il ruolo di enti sussidiari dello Stato. Un passaggio importante, quest’ultimo, visto che il Collegio era un semplice Ente ausiliario dello Stato mentre l’Ordine opera come Ente sussidiario dello Stato e può quindi svolgere compiti amministrativi in luogo e per conto dello Stato.
L'OPI della Provincia di Venezia è nato come Collegio il 26 aprile 1955, giorno in cui si è insediato il primo Consiglio Direttivo poi presieduto da Maria Luigia Leitemberg.
DAL 1954 A OGGI
L’importanza della legge 1049 sta principalmente qui e dà inizio a un cammino di crescita che vede insieme i Collegi e la Federazione (allora IPASVI) a tracciare lo sviluppo della professione infermieristica attraverso una serie di tappe della crescita e di cambiamenti.
Un primo passo importante fu convincere le infermiere, le assistenti sanitarie visitatrici e le vigilatrici d’infanzia, religiose e laiche, a iscriversi negli Albi professionali. I dati registrati nel 1959, in occasione del Censimento nazionale degli esercenti le professioni sanitarie, mostrano i buoni risultati raggiunti, ma segnalano anche il perdurare di alcune difficoltà che con gli anni vengono superate. Dalle 28mila 159 iscritte del 1964 si è passati ai 128mila 036 iscritti del 1984, per salire a 338mila 245 nel 2004 fino ai 456mila 414 di oggi.
La strada per la costruzione di un’identità professionale è appena cominciata e negli anni si arricchisce di date importanti. Come il 1960, anno in cui viene realizzato il primo Codice deontologico delle infermiere italiane che comincia a definire anche il rapporto con le altre professioni.
Nel 1965, la Federazione dei Collegi IPASVI indice il suo Congresso nazionale, svoltosi a Roma dal 31 maggio al 2 giugno di quell’anno, mentre nel 1971 si registra un altro passaggio fondamentale: con la legge n. 124 del 25 febbraio 1971 viene esteso al personale maschile l’esercizio della professione e l’immissione degli uomini nei ruoli professionali produrrà anche un’accelerazione del cambiamento dei percorsi formativi.
Il 1994 è l’anno del nuovo profilo professionale: pietra miliare nel processo di professionalizzazione dell’attività infermieristica, che ha compiuto quest’anno i suoi 30 anni.
Il decreto 739/94 riconosce che l’infermiere è un professionista intellettuale, competente, autonomo, responsabile responsabile dell’assistenza generale infermieristica e precisa la natura dei suoi interventi, gli ambiti operativi, la metodologia del lavoro, le interrelazioni con gli altri operatori, gli ambiti professionali di approfondimento culturale e operativo, le cinque aree della formazione specialistica (sanità pubblica, area pediatrica, salute mentale/psichiatria, geriatria, area critica).
Gli anni 2000 sono quelli in cui si fa sempre più forte l’esigenza di scelte formative e professionali che scrollino di dosso all’infermiere l’etichetta dell'”ausiliario” per dare gambe ai dettami del profilo professionale.
In questa direzione va la legge 251/2000 (Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica), stabilendo il principio dell’equipollenza dei titoli ai fini della prosecuzione degli studi universitari e l’accesso alla nuova qualifica unica di dirigente del ruolo sanitario.
Nell’anno accademico 2004-2005 la Laurea specialistica diventa una realtà concreta e i corsi partono in 15 Atenei italiani. Un obiettivo che la Federazione e i Collegi IPASVI hanno perseguito con tenacia, con il fine di offrire agli infermieri la possibilità di intraprendere percorsi formativi sempre più articolati e diversificati. Un lavoro per l’evoluzione della professione che nei 20 anni dopo non si è mai fermato.
Lo testimonia l’annuncio dei giorni scorsi da parte del Ministro della Salute di nuove possibilità che a breve saranno a disposizione degli studenti di infermieristica: tre lauree specialistiche in Cure Primarie e Sanità pubblica, in Cure Pediatriche e Neonatali e in Cure Intensive e nell’Emergenza.
Fonte FNOPI